Onorevoli Colleghi! - Le piccole e medie imprese del commercio al dettaglio nel settore abbigliamento, tessile, calzaturiero e intimo (cosiddetto «settore moda») patiscono ormai da tempo la concorrenza talora anomala di una tipologia di esercizi, i cosiddetti «factory outlet center», che rappresentano veri e propri centri commerciali costituiti da molteplici punti vendita al dettaglio, gestiti spesso direttamente dai produttori di beni di marca, o comunque caratterizzati dalla vendita di merci ormai fuori catalogo o difettate, offerte a prezzi ovviamente più bassi di quelli correnti sul mercato.
In mancanza di una specifica programmazione, sia sul piano commerciale che edilizio, i «factory outlet» generano di fatto una attività di vendita «a saldo» o in promozione lungo l'intero arco dell'anno, in sostanziale elusione della vigente normativa statale e regionale.
Tutto ciò costituisce un pericolo reale per la sopravvivenza dei negozi tradizionali, rischia di arrecare grave nocumento a tutto il «sistema moda-Italia» e mette in serio pericolo le relazioni con i consumatori.
Il fenomeno dei «factory outlet» nasce negli Stati Uniti alla fine degli anni '70 e, visto il successo, negli anni '80 conosce già un notevole sviluppo.
Gli «outlet» nascono come spacci aziendali multipli, con superfici di circa 5.000 metri quadri; si trasformano poi in «outlet factory store», di dimensioni fino a 35.000 metri quadri, e alla fine divengono «Outlet Leisure & Tourist Park», con superfici anche superiori.
1) in alcuni casi non sono esposti i prezzi, ma è unicamente presente un cartellino che indica che la vetrina è in allestimento;
2) molti cartelli fanno genericamente riferimento a un prezzo consigliato, ad una riduzione del prezzo per lo più dal 30 al 70 per cento, e alle caratteristiche del prodotto in merito alla sua «anzianità» e al possibile precedente utilizzo per esposizioni e sfilate;
3) frequente è l'esposizione di sconti sui cartellini dei prezzi, con un prezzo originario barrato, la percentuale di sconto e il conseguente prezzo finale;
4) abbastanza utilizzato è il cartellino con la sola percentuale di sconto e il prezzo;
5) sembra viceversa assente la normale esposizione del prezzo, senza alcun riferimento a riduzioni su prezzi consigliati, a prezzi originari barrati, a percentuali di sconto.
Si rileva che l'allestimento delle vetrine, oltre a non essere contemplato dalla normativa vigente per un eventuale esonero dall'obbligo dell'esposizione dei prezzi, non può sicuramente protrarsi senza limiti di tempo. Non è inoltre adeguatamente disciplinata la pubblicizzazione delle riduzioni di prezzo su un «fantomatico» prezzo consigliato (si ricorda, al riguardo, che la normativa vigente sulla concorrenza condiziona fortemente la pratica dei prezzi consigliati, e comunque si tratta di scelte nel prezzo che non possono assolutamente essere propagandate come occasione per il consumatore, se non nel rispetto delle norme vigenti). Infatti, se fosse consentito pubblicizzare durante l'intero anno una riduzione percentuale su un determinato prezzo, ne verrebbero incentivate pratiche che porterebbero a indicare un prezzo iniziale elevato per poi, paradossalmente, offrire riduzioni anche sensibili su tale prezzo, e ciò in netto contrasto con la normativa vigente e senza garanzie per il consumatore che si tratti effettivamente di un'occasione favorevole di acquisto, senza dimenticare che, anche qualora si tratti, in effetti, di un'occasione favorevole di acquisto, le leggi regionali prevedono precisi adempimenti e limitazioni.
Inoltre, il riferimento all'anzianità del prodotto potrebbe far ritenere che si tratta di vendita a saldo, cosa impossibile da farsi al di fuori dei periodi determinati dalle regioni. Le stesse leggi regionali, in genere, prevedono che solamente per le vendite di liquidazione, per le vendite di fine stagione e per le vendite promozionali si indichino il prezzo originario barrato, la percentuale di sconto e il prezzo finale, insieme all'obbligo della comunicazione ai comuni dei periodi e della durata. Gli stessi princìpi valgono per i negozi che espongono cartellini con una percentuale di sconto, così da accreditare l'effettuazione di una vendita straordinaria.
Tali politiche commerciali rischiano di assestare un colpo grave alla stessa sopravvivenza del sistema distributivo tradizionale, se non si provvede agli opportuni interventi sulla filiera della distribuzione.
È comprensibile, dunque, la preoccupazione palesata dagli operatori del commercio tradizionale per l'ampliarsi di un fenomeno che fa principalmente capo all'industria